lunedì 1 settembre 2014

La storia delle cascine gemelle a Seregno

Probabilmente non siamo gli unici che, quando periodicamente si sente parlare di terreni dell'Ospedale Maggiore a Seregno, si sono domandati: come mai l'Ospedale Maggiore possiede terreni a Seregno? E proprio come di cascine appartenenti a questo Ente i più anziani seregnesi ricorderanno l'esistenza delle cosiddette "cascine gemelle". In questo post ripercorriamo la storia dei possedimenti dell'Ospedale e in particolare di queste cascine.

Quando ancora non esisteva l'assistenza sanitaria pubblica, bisognava far conto sulla beneficenza privata; e poichè una volta la maggiore, e quasi l'unica, fonte di ricchezza era la terra, spesso gli enti assistenziali ricevevano lasciti di beni immobili da ricchi benefattori. Ne abbiamo visto un esempio nel post riguardante San Salvatore con il cosiddetto Ospedale dei Poveri di Carate: per l'Ospedale Maggiore di Milano naturalmente dobbiamo pensare "più in grande".

Cascina Abissinia
Il primo importante nucleo di proprietà terriera di un ospedale milanese risale ad una donazione nel 1349 di Bernabò Visconti. Alla metà del '400 Francesco Sforza fondò l'Ospedale Maggiore, a cui furono aggregati gli altri ospedali milanesi, con conseguente fusione patrimoniale. Nel secolo successivo si aggiunsero consistenti beni di provenienza ecclesiastica e da allora e per i secoli successivi si susseguirono una serie di lasciti testamentari ed alcune donazioni che, insieme a diversi acquisti, portarono l'Ospedale Maggiore di Milano a possedere uno dei più cospicui patrimoni immobiliari non solo della Lombardia, ma dell'intera nazione. La rendita di questi beni forniva all'ente le entrate necessarie al suo funzionamento. Nel 1937 i suoi possessi ammontavano, oltre ad un numero imprecisato di fabbricati, a 9260 ettari di terreni.

E veniamo a Seregno. Nel 1721 moriva senza eredi diretti Giovanni Antonio Parravicini (a fianco un suo ritratto), affermato banchiere di nobile famiglia, titolare di una vera fortuna, tra ville, terreni, case sparsi nello stato milanese, ma non solo. Tra l'altro era uno dei più ricchi possidenti del comune di Seregno; dal Catasto Teresiano sappiamo che i suoi beni non erano concentrati in una sola zona, ma erano sparpagliati su tutto il territorio comunale e andavano da campi di meno di venti pertiche (la maggior parte) a (pochissimi) lotti che superavano le cento. Con il proprio testamento il Parravicini aveva designato suo erede il nipote conte Giovanni Porta, ma con la clausola che, in caso di estinzione della linea di discendenza maschile di questi, sarebbe subentrato l'Ospedale Maggiore di Milano, che venne effettivamente in possesso dei beni seregnesi nel 1771. Sommati ai pochi che l'Ospedale già possedeva a Seregno, ed in seguito anche ad acquisti e permute, la superficie totale dei suoi terreni nel 1854 ammontava 2.240 pertiche (pari a 146,5 ettari), quasi il 12% del territorio comunale!

Cascina n. 2
Nel 1937 l'estensione dei beni seregnesi dell'Ospedale era scesa a 111 ettari. Per essi prevaleva l'affitto diretto alle famiglie coloniche, con canone fisso in denaro e con un'assegnazione media di circa 20-35 pertiche milanesi (1,3-2,3 ettari) di aratorio per famiglia. Veniva data la preferenza ai vecchi conduttori, in modo da conservare a lungo sul medesimo podere numerose generazioni di famiglie, come ad esempio quella dei Mariani.

Cascina n. 3
Siamo in periodo fascista e il regime si preoccupa di dare impulso all'agricoltura e di frenare l'inurbamento. L'Amministrazione Ospedaliera con solerzia vuole adeguarsi alle direttive del Federale di Milano Rino Parenti, "alacre interprete della volontà del Duce". Già da due anni aveva intrapreso un programma di riassetto delle case coloniche di sua proprietà e di costruzione di nuovi edifici e contava di portarlo a termine in un decennio (si trattava di ristrutturare 1200 locali e di costruirne 800 nuovi), ma, in seguito alle pressanti sollecitazioni del partito, si propone di ultimarlo in  due anni, "cosicchè per il 1939 la Proprietà Ospitaliera avrà per parte sua assolto i suoi doveri verso le masse rurali". All'inizio di quell'anno può annunciare trionfalmente di aver realizzato il programma addirittura in venti mesi!

Fabbricato a loggiato di una delle corti coloniche dell'Alto Milanese
Per quanto riguarda Seregno in quei venti mesi vennero costruite tre cascine gemelle, ognuna per quattro famiglie, che saranno poi conosciute semplicemente come Numero 1 (nell'attuale via alla Porada), Numero 2 (via Orcelletto) e Numero 3 (via Foinera). Fu volutamente scelto di costruire in periferia nuove case coloniche invece di sistemare le preesistenti che, essendo in posizione più centrale, furono vendute con vantaggio economico per l'Ospedale.

Corte colonica per quattro famiglie nella Brianza
Ciascun cascinale costò in media L. 177.800 e ogni casa colonica, destinata ad una famiglia, aveva una superficie di 93 mq, distribuiti su tre piani; nel cortile si trovavano portici, stalle, fienili e rustici.

Planimetria generale di una corte colonica
A Seregno esiste una quarta cascina con le stesse caratteristiche, ovvero la Cascina Abissinia in zona Dosso; questa è stata realizzata, sempre dall'Ospedale Maggiore, nel 1939.

Le nuove case coloniche furono costruite tenendo conto "della tendenza autarchica per la valorizzazione delle nostre materie prime". Furono quindi scartati, nelle strutture portanti, l'utilizzo del ferro e del cemento armato; mentre furono adottati il laterizio, il legno e la pietra.

Il fabbricato a loggiato per  le abitazioni
L'edificio principale presenta un portico a piano terreno e due loggiati, con funzione di disimpegno, ai piani superiori. La corte colonica, di forma rettangolare, risulta ampia e gli edifici destinati alla conduzione del podere ben distribuiti: il corpo delle stalle e dei fienili si trova, ad una quarantina di metri, di fronte alle abitazioni; sui lati troviamo invece le legnaie, i pollai e i porcili; al centro della corte il lavatoio.
Non furono realizzati pozzi per l'acqua in quanto la vicinanza al centro abitato permise il collegamento all'acquedotto municipale.

[Le citazioni nel testo, i disegni e la foto d'epoca delle corti coloniche sono tratte dai libri dell'ingegner professor Cesare Chiodi (vedi bibliografia), uno dei consiglieri in quegli anni del "Consiglio degli Istituti Ospitalieri di Milano"]

La posizione delle cascine gemelle
Oggigiorno solo la Cascina Abissinia e la Cascina n. 2 hanno mantenuto la funzione agricola, mentre la Cascina n. 1 risulta adibita a funzioni commerciali e residenziali e la cascina n. 3 a residenza. Ma vediamo nel dettaglio le loro trasformazioni.

Cascina Abissinia (via Arno)


Cascina Abissinia è l'unica che non ha subito trasformazioni nel fabbricato principale. Gli altri corpi hanno mantenuto sostanzialmente le loro funzioni.

La facciata interna. Loggiati e portici sono rimasti aperti come nella costruzione iniziale
Il vano scale
Il lavatoio al centro della corte
Il corpo di fronte alle abitazioni adibito a stalla / fienile
Particolare della copertura del fienile
Porta delle stalle
Particolare delle finestrelle delle stalle sul muro esterno

Cascina n. 1 (via alla Porada)


La cascina n. 1 ha cambiato notevolmente la sua funzione, a causa dell'urbanizzazione della zona. Il piano terra lungo la strada è utilizzato da negozi che hanno aperto vetrine e porte di ingresso allungando la finestratura originaria.

La facciata esterna
La corte, lato sud
La corte, lato nord

Cascina n. 2 (via Orcelletto)


Insieme a Cascina Abissinia, la Cascina n. 2 ha mantenuto l'utilizzo agricolo. Nel corpo delle abitazioni sono stati chiusi quasi completamente i loggiati.

Vista da via Orcelletto
L'ingresso e il fabbricato principale
Il retro del fabbricato principale
Il lato ovest della cascina

Cascina n. 3 (via Foinera)


Pur trovandosi in un contesto ancora abbastanza libero, la Cascina n. 3 ha subito forse i maggiori rimaneggiamenti. La sua funzione è esclusivamente residenziale. Nel corpo principale sono stati chiusi completamente i loggiati. Il corpo stalla / fienile così come i due rustici laterali sono stati adibiti ad abitazioni. Sono stati inoltre costruiti box interrati.

La facciata lungo via Foinera. Si noti il giardinetto recintato
La facciata interna con i loggiati completamente chiusi
La corte interna con lo scivolo ai box
I rustici trasformati in abitazione
Il retro del complesso. Si notino le finestrature nell'ex fienile

Testo di Chiara Ballabio e Zeno Celotto
Fotografie di Zeno Celotto

© riproduzione riservata
  

Post aggiornato in data 28/12/2014

Riferimenti bibliografici:
1) C. Chiodi - La proprietà terriera dell'Ospedale Maggiore di Milano - Milano 1937
2)
C. Chiodi - Le nuove case coloniche dei poderi dell'Ospedale Maggiore di Milano - Milano 1939
3) AA.VV. - Il tesoro dei poveri - Cinisello Balsamo 2001



L'elenco dei precedenti post sulle dimore rurali li puoi trovare cliccando qui.

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