martedì 18 novembre 2014

Sono 81 i siti lecchesi e brianzoli in cui è stato censito il gambero di fiume italiano

Ricerca del WWF Lecco sul Journal for Nature Conservation

Il WWF Lecco, in collaborazione con l’Università degli Studi di Milano, ha recentemente pubblicato sulla prestigiosa rivista internazionale di conservazione "Journal for Nature Conservation” (numero di Dicembre 2014) i dati di una ricerca mirata alla tutela dei gamberi di fiume.

In particolare in 81 siti  lecchesi e brianzoli si è valutata la presenza del raro gambero di fiume italiano (Austropotamobius pallipes) e del temibile gambero rosso della Louisiana (Procambarus clarkii). Quest’ultima specie per svariate cause, alterazione degli ambienti umidi e inquinamento, immissioni illegali, pescatori scriteriati... si sta infatti diffondendo sempre di più mettendo a grosso rischio la sopravvivenza dei gamberi di fiume italiani.

La specie americana è infatti portatrice sana di una grave malattia, legata al fungo Aphanomyces astaci e nota con il nome di “peste del gambero”, che in pochi giorni può estinguere intere popolazioni di gamberi nostrani.
Episodi simili sono stati drammaticamente documentati anche dal WWF di Lecco l’anno scorso, all'interno del Parco Regionale del Monte Barro dove in meno di due settimane, a causa di un'introduzione del gambero alloctono tutti i gamberi italiani presenti nel sito sono stati infettati e la specie è risultata estinta in un intero corso d’acqua.

Gambero di fiume
La ricerca, coordinata dal vicepresidente del WWF Lecco dott. Raoul Manenti, ha evidenziato come comunque le due specie abbiano anche nel territorio lecchese esigenze ecologiche diverse e che, almeno durante i primi anni di colonizzazione, la diffusione del gambero americano si limita alle zone più pianeggianti e  ai corpi idrici stagnanti.

Di fondamentale importanza risulta quindi, pur cercando di evitare l’isolamento delle popolazioni di gambero nostrano, mettere in atto azioni e interventi per impedire che i gamberi di fiume americani possano arrivare più a monte nei nostri bacini idrografici.


Fonte: WWF Lecco

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