venerdì 9 novembre 2012

Campagna WWF “RiutilizziAMO l’Italia”contro il consumo del suolo

WWF: “L’ITALIA DA RIUTILIZZARE ATTRAVERSO I TUOI OCCHI”

Presentati oggi all’Urban Promo di Bologna i primi dati sul censimento di idee per il recupero di aree dismesse o degradate inviate da cittadini e associazioni al WWF Italia

Alcune cifre: 250 le segnalazioni di cui il 65% aree edificate abbandonate; il 42% delle proposte riguarda il riuso; il 54% la rinaturalizzazione o l’agricoltura

Segnala anche tu le aree dismesse o degradate fino al 30 novembre immaginando come vorresti riconvertirle su wwf.it/riutilizziamolitalia

Un patrimonio edilizio abbandonato e spesso pericolante, terreni incolti e degradati, aree di scavo ed ex cantieri che rischiano di trasformarsi in discariche e depositi che potrebbero inquinare il suolo, contribuendo al degrado del territorio e dell’ambiente. Aree che sono oggetto, secondo le previsioni urbanistiche, di progetti di nuove case, infrastrutture, centri commerciali, in netto contrasto  con la forte domanda da parte di cittadini e associazioni di loro ri-utilizzo sociale e ambientale. E’ questa la fotografia scattata dal WWF Italia grazie alle circa 250 segnalazioni finora raccolte online per la Campagna “RiutilizziAMO l’Italia” (wwf.it/riutilizziamolitalia), che chiede a cittadini ed esperti (urbanisti, architetti, geologi, studenti universitari ecc.) di segnalare entro il prossimo 30 novembre le aree dismesse o degradate indicando anche proposte, programmi e progetti per la loro riqualificazione attraverso la scheda di censimento su www.wwf.it/riutilizziamolitalia. I risultati sin qui ottenuti dalla Campagna sono stati presentati questa mattina dal WWF nell’ambito di Urban Promo 2012, la rassegna dedicata alla rigenerazione urbana in corso a Bologna fino al 10 novembre, con una conferenza stampa presso il Comune di Bologna con le istituzioni locali e saranno approfonditi a seguire con un workshop, che si terrà dalle ore 15 nella Sala Esposizioni di Salaborsa, insieme con la Rete nazionale di docenti ed esperti provenienti da 11 differenti università italiane con il compito di offrire un supporto tecnico scientifico alla Campagna WWF sia per il censimento delle aree che per le proposte di riqualificazione.

“La campagna WWF ‘RiutilizziAMO l’Italia’ vuole essere uno screening delle aree degradate e inutilizzate e delle proposte e progetti virtuosi di riconversione e riqualificazione del territorio elaborati da singoli cittadini, comitati e associazioni. Un’iniziativa che servirà così ad individuare alternative concrete alla nuova edificazione: il WWF Italia ha infatti stimato che in assenza di interventi correttivi, il consumo di suolo nei prossimi 20 anni in Italia sarà di oltre 75 ettari al giorno. Già oggi nel nostro Paese non si può tracciare un diametro di 10 km senza intercettare un nucleo urbano. L’iniziativa ha l’intento di contribuire ad un movimento culturale per la riqualificazione del territorio, del paesaggio e degli ecosistemi,  valorizzando nel contempo le economie locali e recuperando spazi per la collettività”, ha detto Stefano Leoni, presidente WWF Italia.

“Conoscere consistenza, caratteristiche e localizzazione delle aree disponibili per la rigenerazione è il primo indispensabile passo verso la costruzione di un progetto per la città contemporanea che ponga la resilienza alla base del riutilizzo”, ha dichiarato Patrizia Gabellini, Assessore all’Urbanistica, Ambiente, Qualità Urbana e Città Storica del Comune di Bologna.

“La necessità di fermare un ulteriore consumo di suolo e concentrarsi sulle aree già degradate è particolarmente forte in Emilia Romagna, la regione italiana che nella seconda metà del secolo scorso ha registrato il tasso più alto di cementificazione, con un incremento medio di ben 9 ettari al giorno”, ha aggiunto Cinzia Morsiani, Presidente del WWF Emilia Romagna. “Da uno studio del WWF Emilia Romagna emerge che l’espansione urbana è cresciuta molto di più della popolazione residente: la superficie urbanizzata pro-capite si è triplicata, passando da 180 mq nel 1976 a 538 mq nel 2008. Un esempio concreto di recupero realizzato dal WWF - conclude la Morsiani - è ad esempio l’attuale stagno didattico dei Giardini Margherita di Bologna: un’area naturale creata rimuovendo il cemento di una vecchia piscina comunale”.

I DATI

Ecco in dettaglio le prime elaborazioni della Campagna RiutilizziAMO L’Italia promossa dal WWF a meno di un mese dalla sua scadenza: delle circa 250 segnalazioni ricevute ben il 65% riguarda aree edificate abbandonate (191 siti), il 10% terreni incolti degradati, l’8% terreni incolti in evoluzione (dove si assiste a fenomeni spontanei di rinaturalizzazione), 7% ex-cantieri, 5% aree di scavo. Edifici inutilizzati e ‘scheletri di cemento’ non solo costituiscono la componente più impattante sul territorio italiano ma sono anche ‘portatori sani’del principale fattore di rischio individuato dal database WWF  sotto la voce ‘Strutture abbandonate pericolanti’: un pericolo che riguarda il 36%  delle aree censite, seguito da discariche e depositi (21%) e inquinamento del suolo (12%.). E se per le previsioni urbanistiche verificate la destinazione d’uso più gettonata è ‘l’espansione edilizia’, la vocazione che cittadini e associazioni vorrebbero invece per il proprio territorio è decisamente ‘green’: il 42% chiede il riutilizzo di aree già edificate per evitare nuovo consumo di suolo, il 54% indica soluzioni di rinaturalizzazione  o agricole (22% come verde urbano, 19%  rete ecologica, 7%  orti urbani e sociali, 6% agricoltura) e per il 4% altre soluzioni. Riguardo alla distribuzione geografica delle aree segnalate, il 53% proviene da Sud e Isole, il 28% dal Nord e il 19% dal Centro. A rispondere all’appello, soprattutto associazioni e comitati locali, da cui proviene il 60% delle segnalazioni, a cui si aggiungono, per il 34%, i singoli cittadini, mentre per il 6% non viene specificata la provenienza.

RIUTILIZZIAMO L’ITALIA IN PILLOLE - INFOGRAFICA

1. Le  idee di riutilizzo

2. Le principali tipologie di aree segnalate
3. I fattori di rischio rilevati

4. Le segnalazioni: da dove arrivano

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