giovedì 25 ottobre 2012

Il Piano cave di Lecco rende la Brianza un colabrodo

Immagini tratte dal sito del Comitato No Cave
Arrivano dieci cave, la Brianza è in rivolta

Brianza in rivolta contro la possibilità di decine di crateri fondi fino a trenta metri che rischiano di costellare per sempre il territorio lecchese. Li prevede il nuovo Piano cave provinciale

di Daniele De Salvo, tratto da Il Giorno - Ed. Lecco del 22/10/2012

LECCO - Brianza in rivolta contro la possibilità di decine di crateri fondi fino a trenta metri che rischiano di costellare per sempre l'intero territorio lecchese. Li prevede il nuovo Piano cave provinciale a Belledo, Maggioanico, Galbiate, Civate, Cremeno, Mandello del Lario, Colico, Cortenova, Pescate, Annone Brianza, Missaglia, Merate, Robbiate, Paderno d'Adda, Osnago, Verderio Inferiore e Verderio Superiore.

Il progetto interessa una superficie di circa 600 ettari, pari a una sessantina di campi da calcio tra ampliamento dei poli già attivi e soprattutto l'apertura di ulteriori siti. L'obiettivo è quello di recuperare mediamente 1.300.000 metri cubi di ghiaia, terra, sabbia, pietrisco all'anno da qui fino ai prossimi due lustri. Dovrebbero consentire di soddisfare il bisogno di materie prime per strade, edifici residenziali e capannoni industriali, oltre che per ristrutturare e manutenere il patrimonio immobiliare e infrastrutturale esistente. Le stime indicano che in tutto occorreranno da un minimo di 9 milioni di mc ad un massimo di 17 milioni a seconda delle varie proiezioni, tanto quanto il volume di un lago alpino.

L'ipotesi di perforare la provincia e di ridurla ad un colabrodo ha scatenato una levata di scudi trasversale da parte di ambientalisti, amministratori e politici locali e soprattutto dei cittadini, specie appunto in Brianza, dove è nato il Comitato No cave Meratese e Casatese ed è stato istituito da tempo anche il Comitato Indignados no cava di Civate per quanto riguarda il Cornizzolo. I responsabili dei gruppi hanno avviato una massiccia campagna di sensibilizzazione dell'opinione pubblica e di protesta, raccogliendo migliaia di firme a una petizione che intima lo stop ai vertici di Villa Locatelli.

"Diciamo no alle cave perchè deturperanno gli ultimi polmoni verdi e luoghi che invece sono da proteggere per la valenza paesaggistica in una delle zone più densamente abitate, ma anche perchè porteranno traffico, inquinamento, rumore - spiega Alessandro Pozzi, consigliere provinciale di minoranza e portavoce del Comitato No cave in Brianza, oltre che esponente di Legambiente -. Inoltre il settore edile è in crisi, le imprese del comparto stanno chiudendo. Il suolo è un bene non finito, dobbiamo proteggerlo".

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