martedì 23 febbraio 2010

Un misterioso laghetto sulle alture di Merate


LA BRIANZA CHE NON CONOSCEVO
di Gianni Casiraghi

Se vi dicessi quanto tempo ho “perso”, fin da giovane, a studiare e fantasticare escursioni e viaggi, perlopiù irrealizzabili, su carte geografiche di ogni genere, forse vi spaventereste. Anche la geografia della Brianza, nel suo piccolo, si è rivelata generosa con questo mio singolare divertimento, alcuni luoghi hanno da sempre attirato la mia curiosità.
Il Lago di Sartirana Briantea è uno di questi, immaginato fino a ieri solo con la fantasia.

"Chi invece di discendere a Merate seguiti l’altura, dopo Cicognola trova Sartirana, paese antico, con laghetto limaccioso e malinconico e con case de’ Calchi". Così lo storico Cesare Cantù ci descrive la posizione e la natura di Sartirana e del suo piccolo lago intermorenico, generato dalle glaciazioni del quaternario, la cui origine è del tutto simile a quella del Lago di Montorfano.

Sartirana, il cui nome deriva da Sartorius un antico possidente di età romana, affonda, invece, le sue radici storiche in epoca gallo-celtica come testimoniato nella ricca documentazione ritrovata nel vicino Convento di Sabbioncello.

Appena discosta dagli abituali itinerari turistici, Sartirana, da un decennio assurta alla notorietà grazie alla sua nuova chiesa parrocchiale, vero capolavoro, opera del grande architetto ticinese Mario Botta, è attorniata da ridenti e famose località come Calco, Merate – con le sue residenze patrizie impreziosite da secolari parchi – ed Imbersago con il “leonardesco” traghetto sull’Adda ed il, celeberrimo e amatissimo dai brianzoli, Santuario della Madonna del Bosco, che vi dista soli tre chilometri.

Anche il lago sembra voler competere in discrezione con il borgo da cui prende il nome. Infatti, per via della sua collocazione quasi sommitale, al centro di una conca lievemente terrazzata, non si mostra tanto volentieri, nascondendosi timido ai passanti più distratti che difficilmente lo scorgono tra la rigogliosa vegetazione che lo circonda. Ma se si lascia svelare, ti cattura subito con il suo fascino: melanconico, quando ci restituisce, come d’incanto, un ameno angolo di Brianza ormai altrove scomparsa; misterioso, allorché ci ricorda la leggenda dalla quale, secondo la tradizione orale contadina, ne trae le origini. Il racconto narra che un mattino al posto di Sartirana e dei suoi abitanti, causa l’inospitalità di questi ultimi, comparve misteriosamente un lago: delle case e della gente non vi era più traccia.

Le Prealpi sullo sfondo, la cui vista abbraccia il San Genesio e i monti di Lecco spingendosi fino all’Albenza ed al Canto in terra bergamasca, incorniciano un paesaggio dal grande valore naturalistico, non a caso la Regione Lombardia, per la sua tutela, nel 1984, ha deciso di istituirvi una Riserva naturale parziale biologica.

Il Lago di Sartirana, con meno di 10 ettari di superficie e soli 2,5 metri di profondità media, è tra i laghi minori lombardi maggiormente eutrofizzati.
Un sentiero ad anello e alla portata di tutti, da percorrere preferibilmente in senso antiorario, prende avvio dalla splendida foce del suo emissario: la Roggia Annoni. Se dapprima le rive sono territorio di pesca per un notevole numero di esperti praticanti, attratti della ricca fauna ittica presente, più avanti, l’attenzione ricade sugli estesi canneti e sulle rare quanto coloratissime ninfee galleggianti. Lambite le antiche dimore di Cassina Fra’ Martino (resti del castello - XV sec.), il sentiero scivola nell’ombra di un bel bosco, incontrando un’ampia zona paludosa caratterizzata da piante tipiche dei boschi umidi (Ontano Nero, Frangola, Salicone.) e, di li a poco, l’area delle Pozze: le risorgive che alimentano il lago. Non meno incantevole è la sponda ad occidente. Su un lato, verdeggianti radure si alternano a maestosi alberi, mentre su quello opposto, tra molti platani, il sentiero costeggia il suggestivo e selvaggio ambiente dei canali artificiali - realizzati per il ricircolo dell’acqua - che delimitano le isole maggiori della Riserva, rifugio di numerose ed interessanti specie di volatili, sia nidificanti che di passo, non difficili da ammirare nelle loro emozionanti evoluzioni.

Pubblicato su “Il Paese” di Macherio

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